I busti marmorei dell’Asilo Rossi
I dodici busti marmorei qui esposti erano collocati nell’androne-corridoio dell’asilo “Rossi”, secondo un programma espositivo caro ai princìpi di Alessandro Rossi, che identifica i modelli morali da seguire per i bambini ospitati nell’asilo: al centro la famiglia reale dei Savoia, a destra gli educatori e i rappresentanti della Chiesa, a sinistra i padri fondatori dell’Unità d’Italia. Alcune opere furono commissionate dai discendenti di Alessandro Rossi.
Sottoposti a restauro negli anni scorsi, i busti furono trasferiti dall’asilo e non vi hanno fatto finora ritorno, a causa dell’incendio che colpì l’edificio la notte del 2 febbraio 2009. Tutti i busti sono realizzati in marmo di Carrara.
L’ Asilo Rossi fu costruito in due fasi su progetto di Antonio Caregaro Negrin. Il primo lotto, realizzato nel 1872, poteva ospitare 250 alunni e fu ampliato nel 1881 per raddoppiarne la capienza con l’aggiunta di due piani. Purtroppo nella notte del 2 febbraio 2009 un incendio ha divorato gran parte dell’edificio, durante una pausa dei lavori di restauro. Oltre ai dodici busti, sono stati restaurati ed esposti nel loggiato di Palazzo Fogazzaro anche i 4 vasi che originariamente ornavano il frontone dell’asilo.
I regnanti
Vittorio Emanuele III di Savoia (Napoli 1869 – Alessandria d’Egitto 1947)
Sposò nel 1896 Elena di Montenegro. Ostile alla politica autoritaria del padre Umberto I, quando gli successe nel 1900 avviò un periodo di distensione sociale e di progresso. Dopo la guerra tollerò che il fascismo con Mussolini si impadronisse del potere, e poi avallò le conquiste dell’Etiopia e dell’Albania, fino all’entrata in guerra nel 1940 a fianco della Germania nazista. Dopo il 25 luglio 1943 fece arrestare Mussolini, affidando il governo a Badoglio; ma all’armistizio dell’8 settembre abbandonò Roma per Brindisi. L’affidamento della luogotenenza del Regno al figlio Umberto e l’abdicazione del 9 maggio 1946 non gli servirono a salvare la monarchia: il referendum del 2 giugno diede la vittoria alla repubblica. Andò quindi in esilio in Egitto. E’ ignoto l’autore del busto.
Margherita di Savoia (Torino 1851 – Bordighera 1926)
Figlia di Ferdinando di Savoia-Genova e di Elisabetta di Sassonia, a 17 anni sposò il cugino Umberto. Nel 1878 divenne la prima regina del Regno d’Italia, poiché il suocero era rimasto vedovo prima dell’incoronazione. Diede vita a molte opere di beneficenza e filantropiche; appassionata alpinista, prima donna a scalare il Monte Rosa. Ebbe un unico figlio, il futuro Vittorio Emanuele III. Il busto è opera dello scultore Carlo Nicoli.
Vittorio Emanuele II (Torino 1820 – Roma 1878)
Salì al trono del Regno di Sardegna il 23 marzo 1849, in seguito all’abdicazione del padre Carlo Alberto, avvenuta dopo la sconfitta di Novara che pose praticamente fine alla prima guerra d’indipendenza. Nel marzo 1861 fu proclamato primo re d’Italia. Trasferì la corte prima a Firenze (1864) e poi a Roma (1870) dopo la conquista dello Stato pontificio. Il busto è opera dello scultore Giulio Monteverde.
Umberto I di Savoia (Torino 1844 – Monza 1900)
Figlio di Vittorio Emanuele II, a 14 anni entrò nell’esercito, percorrendo rapidamente le tappe della carriera militare. Nel 1868 sposò la cugina Margherita, figlia di Ferdinando di Savoia. Salì al trono nel 1878. Già oggetto di un attentato nel 1878, fu ucciso a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci il 29 luglio 1900. Il busto è opera dello scultore Giulio Monteverde.
I padri della Patria
Camillo Benso di Cavour (Torino 1810 – Torino 1861)
Statista di notevole levatura, la sua azione politica e diplomatica portò all’unità d’Italia. Fu avviato alla carriera militare, frequentò la corte dei Savoia, ma se ne allontanò per viaggiare all’estero. Nel 1847 fondò il giornale “Il Risorgimento”. Dopo la concessione dello Statuto, entrò nel Parlamento di Torino, dove promosse, come ministro, importanti riforme. Dal 1852 fu presidente del consiglio. Fu il primo capo del governo del Regno d’Italia, dal 17 marzo 1861 al 7 giugno 1861, data della sua morte. Il busto è di autore ignoto.
Giuseppe Garibaldi (Nizza 1807 – Caprera 1882)
Affiliato alla mazziniana Giovine Italia, entrò nella marina militare dei Savoia, ma il fallimento dei moti di Genova lo costrinse a fuggire in Sud America, dove combatté contro vari dittatori: là organizzò la legione delle “camicie rosse” italiane. Rientrato in Italia nel 1848, si distinse nella difesa di Roma del 1849. Generoso combattente, divenuto generale guidò la spedizione dei Mille, conquistando il sud d’Italia. Il busto è stato realizzato da Carlo Nicoli.
Daniele Manin (Venezia 1804 – Parigi 1857)
Patriota veneziano, di formazione repubblicana, fu liberato dalle prigioni austriache nel marzo 1848. Con il dalmata Niccolò Tommaseo fu a capo dell’insurrezione che scacciò gli austriaci da Venezia il 22 marzo 1848 e proclamò la repubblica. Costretto all’esilio, riparò a Parigi, dove visse insegnando italiano. Il busto è opera di Augusto Benvenuti.
Quintino Sella (Sella di Mosso 1827 – Biella 1884)
Uomo politico e ingegnere, non partecipò direttamente alle vicende del Risorgimento, ma si dedicò a studi e viaggiò in Europa. Entrò in Parlamento nel 1860 (gabinetto Cavour), dove fu segretario del ministero della pubblica istruzione. Due anni dopo (gabinetto Rattazzi) divenne ministro delle finanze. Di famiglia laniera, fu in corrispondenza con Alessandro Rossi, che aveva per lui grande stima. Nel 1863 fondò il Club alpino italiano. Il busto è opera dello scultore Odoardo Tabacchi.
Gli educatori
Valentino Pasini (Schio 1806 – Torino 1864)
Figlio di Eleonoro, già socio di Francesco Rossi, e fratello di Lodovico. Laureatosi a Padova in giurisprudenza, partecipò a Vicenza, assieme al fratello, all’insurrezione del 1848: fu membro del Governo provvisorio e delegato di Venezia in Francia e alle corti d’Europa. Costretto all’esilio, si stabilì in Piemonte. Fu docente di diritto costituzionale e amministrativo all’Istituto superiore di Firenze; e deputato al Parlamento dal 1860. L’Istituto tecnico commerciale e per geometri della nostra città è dedicato ai fratelli Pasini. Il busto, commissionato ad Augusto Benvenuti, porta la firma di Vincenzo Vela.
Ludovico di Casoria (Casoria 1814 – Napoli 1885)
Al secolo, Arcangelo Palmentieri. Francescano, fu insegnante di matematica e filosofo nel convento dei francescani a Napoli, rivolgendo poi il suo spirito di carità al riscatto dei bambini africani in schiavitù. Alessandro Rossi lo ebbe in grandissima stima. Venne proclamato beato nel 1993 da papa Giovanni Paolo II. Il busto è opera dello scultore Giulio Monteverde.
Pio X (Riese 1835 – Roma 1914)
Al secolo, Giuseppe Sarto. Nacque in provincia di Treviso, fu creato pontefice nel 1903. Fu a Schio, da cardinale e patriarca di Venezia, nel novembre 1898 e nel settembre 1902 per le feste bicentenarie della patrona S. Felicissima. Venne proclamato santo nel 1954 da papa Pio XII. Il busto è opera di autore ignoto.
Giacomo Zanella (Chiampo 1820 – Cavazzale 1888)
Ordinato sacerdote, insegnò nella scuola del Seminario, poi in alcuni ginnasi-licei veneti; fu quindi docente di lettere italiane all’Università di Padova, di cui fu nominato rettore nel 1871. Era legato da vincoli d’affetto a Schio: la madre, Laura Beretta, era scledense, e Alessandro Rossi suo cugino. Il liceo classico statale di Schio è a lui intitolato. Il busto fu commissionato allo scultore Augusto Benvenuti.