Particolare Immacolata Concezione (Velatio)
Restituzioni
Dipinti restaurati della Chiesa di San Francesco
A fine 2021 è stato completato il restauro di due tele della chiesa di San Francesco a Schio, aventi entrambe come soggetto l’Immacolata Concezione e che vengono ora restituite al pubblico.
L’Immacolata Concezione (Velatio) di autore ignoto del secolo XVIII, dimensioni tela cm 205,5 x 113,3, era custodita all’interno dell’altare della Concezione, al centro della parete della navatella: è un dipinto di pregevole fattura di cui, a causa di tale collocazione, si erano perse le tracce e che è possibile ammirare nuovamente dopo decenni di nascondimento.
Il secondo dipinto, sempre raffigurante l’Immacolata Concezione (Madonna degli Angeli), opera di un altro autore ignoto del secolo XVIII, cm 112 x 70 sagomata in alto, era collocato nel piccolo altare della Madonna presente nella Sacrestia della chiesa.
L’esposizione racconta le varie fasi del restauro delle due opere, eseguito da Aurelia Rampon, e l’iconografia dell’Immacolata. A completamento della mostra, sono presenti anche alcuni arredi dello stesso secolo, sempre appartenenti alla Chiesa di San Francesco.
Orari
da martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00
sabato e domenica ore 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
lunedì chiuso
Ingresso gratuito
Accesso autonomo disabili da Piazza Falcone – Borsellino
APPROFONDIMENTI
”Madonna degli Angeli”
La tela dell’Immacolata è usualmente inserita nella nicchia dell’altare in marmo dedicato alla Madonna. Si tratta di un dipinto di un autore ignoto di area veneta. In un piccolo cartiglio dell’altare, posto a coronamento della nicchia, vi è riportata la data 1729, che potrebbe coincidere anche con la data di esecuzione del dipinto. Il dipinto è occultato nella parte inferiore dal piccolo tabernacolo.
L’artista scelse per la raffigurazione delle tonalità luminose per i fondi del cielo contenenti biacca; queste campiture hanno colori che vanno dall’ocra chiaro all’azzurro chiaro. La veste è ottenuta con della lacca rossa spesso mescolata a biacca. Il manto è blu scuro nelle parti in ombra e azzurro chiaro nelle parti in luce. Le lumeggiature della veste rossa della Vergine e del manto azzurro hanno tonalità biancastre e sono di spessore consistente.
Fasi dell’intervento di restauro:
Per poter restaurare il dipinto era necessario innanzi tutto risanare il supporto, ossia la tela su cui l’opera è stata realizzata. Per staccare in sicurezza la tela dal telaio, si è proceduto con una completa velinatura del dipinto. Sono state inoltre rimosse le toppe presenti nel retro. Data la presenza di numerose lacune di supporto, sono stati preparati degli inserti con una tela vecchia in lino, simile all’originale, inserendoli poi nelle aree delle mancanze. Il dipinto è stato quindi foderato a freddo con una nuova tela di poliestere utilizzando un adesivo sintetico.
Dopo la pulitura del dipinto con dei gel acquosi, si è passati alla fase del ritocco delle lacune considerate reintegrabili, ossia quelle dove l’immagine da ricostruire non lasciava dubbi sulla sua interpretazione. Queste sono state stuccate a gesso e colla e ritoccate pittoricamente con la tecnica del tratteggio. Quelle considerate “non reintegrabili” invece, cioè che richiedevano una interpretazione della parte figurativa mancante, sono state lasciate con la tela a vista. Il tratteggio è stato realizzato con colori ad acquerello e successivamente con colori a vernice. Gli inserti di tela a vista sono stati velati con acquerello, accordandoli cromaticamente al colore della tela originale.
Infine si è poi montato il dipinto su di un nuovo telaio ad espansione, in quanto il vecchio non è stato considerato più in grado di svolgere la propria funzione di sostegno.
”Velatio”
Nel 2018, in occasione di una revisione del patrimonio artistico da parte dell’Ufficio Cultura del Comune di Schio, all’interno dell’altare della “Concezione” è stata scoperta la Velatio, opera dipinta su tela raffigurante l’Immacolata Concezione. L’opera era stata celata per decenni all’interno di una intercapedine rivestita con tavole lignee, posizionata tra la parete e la struttura lapidea della mensa. Nonostante le fonti ne citassero la presenza, della tela se ne erano perse le tracce. L’interno del timpano, in alto, ospita due carrucole lignee facenti parte della “macchina” e, presso il lato destro dell’altare, vi sono i fori d’uscita dei cavi di sostegno, usati per calare la Velatio alla vigilia delle maggiori solennità. Si evince quindi che la Velatio fosse utilizzata per adornare e chiudere la nicchia durante tutto l’anno liturgico e che venisse calata nell’intercapedine solo in occasione dei festeggiamenti in onore della Vergine, permettendo quindi l’ostensione dell’effige più antica.
Si tratta di un dipinto settecentesco, di buona qualità, da attribuire a un pittore di area veneta per ora ignoto. Il dipinto scledense è quasi sicuramente una copia di un dipinto del 1730 di Sebastiano Ricci, inserito in un altare laterale della chiesa di San Vidal a Venezia. Vi sono molte similitudini tra il dipinto veneziano e quello scledense, sia dal punto di vista della composizione e nella disposizione spaziale dei personaggi e sia nella tecnica esecutiva. Vi sono però alcune differenze: le più evidenti riguardano il volto della Vergine, che in quella del Ricci è più espressivo, e la posizione del capo, che nell’originale è leggermente più scorciato rispetto alla copia. Anche le dimensioni del dipinto veneziano sono leggermente più ampie, però bisogna considerare che il dipinto scledense è stato quasi sicuramente ridotto, in quanto, in epoca non ben precisata, è stato montato su di un telaio ligneo apparentemente tardo ottocentesco. Si presuppone che l’opera sia stata smontata dal telaio antico e ridotta di qualche centimetro, per adattarla alle dimensioni della feritoia presente nell’altare.
Fasi dell’intervento di restauro
Il dipinto, una volta trasportato in studio dalla restauratrice Aurelia Rampon, è stato delicatamente spolverato su entrambi i lati. Sono stati eseguiti dei test di pulitura al fine di definire quale fosse la metodologia meno aggressiva e più efficace per rimuovere la vernice scurita e i numerosi ritocchi presenti in corrispondenza del mento e della veste bianca della Vergine.
Il dipinto è stato successivamente smontato dal telaio e appoggiato su di un piano. Dopo aver rimosso le toppe presenti sul retro, è iniziato l’intervento di risanamento della tela, risarcendo pazientemente tutte le lacerazioni e gli strappi presenti. Tutte le lacune di pellicola pittorica sono state stuccate a gesso e colla. Le stuccature sono state poi movimentate superficialmente per avvicinarle il più possibile alla texture delle aree circostanti.
Infine si è proceduto con la reintegrazione pittorica a tratteggio verticale, con colori ad acquerello, ripristinando così la completezza dell’immagine, ma permettendo con l’osservazione più ravvicinata di distinguere immediatamente l’intervento di ritocco dall’intervento dell’artista.